Siamo tutti del Ghana

Per una mezz’ora circa, ieri, ho deciso di interrompere il mio digiuno calcistico (iniziato già prima dell’uscita di scena degli azzurri) e di guardare con mio figlio la partita dei quarti di finale Uruguay - Ghana.
Debbo dire sinceramente che mi sono subito appassionato al livello agonistico espresso dalle due nazionali e soprattutto alla foga del gioco ancora in campo nonostante si giocassero i tempi supplementari.
Trovandomi all’estero, in una sala con parecchie decine di altri telespettatori stranieri, con un commentatore francese e seguendo due nazionali lontane dalla mia realtà, mi sono trovato a godere per una volta il vero valore del calcio giocato non subendo la trappola della partecipazione per una formazione rispetto all’altra.
Tutto questo è però durato poco. E’ bastata qualche azione ghanese per farmi trovare simpatica questa nazionale e per partire con un semplice paragone tra il fervore atletico di questi calciatori e tra quanto dimostrato al mondo dai nostri azzurri.
Ho pensato alle decine di pubblicità che hanno investito sulla nostra immagine di campioni del mondo uscenti, magari contando di poterle mantenere in onda almeno fino alla semifinale e mi sono chiesto se il cuoco della nazionale continuerà a comprare decine di barattoli di Nutella adducendo la sua responsabilità: “siamo campioni del mondo”.
In vacanza, ancora l’anno scorso si vedevano un gran numero di bambini stranieri sfoggiare la maglia della nostra nazionale, quest’anno ho contato almeno tre Kakà, due Messi e parecchi altri di cui non ricordo il nome, ma nessun italiano.
E’ abbastanza evidente che almeno i ragazzini rincorrono gli eroi sportivi del momento ed ora noi siamo tutto tranne che campioni.
E così mi trovo a tifare Ghana e non sono solo perché scopro con soddisfazione che anche il resto della sala esulta ad ogni azione condotta con orgoglio da questa nazionale africana. Mi ritrovo a poco a poco anche nello spirito degli spettatori neri che, inquadrati dal teleobiettivo, sono spesso colti in cenni di preghiera. Anch’io provo a invocarlo chiedendo un po’ di onore per questo popolo e dopo il rigore che colpisce la traversa al 120’ mi rendo conto che almeno in questa occasione il Padreterno forse ha cose più importanti cui dedicare attenzione e mi chiedo se veramente l’Uruguay stia così bene da non meritare anche lui qualche soddisfazione.
Resto però attaccato al televisore ed attendo i calci di rigore che regaleranno all’Uruguay il biglietto per le semifinali. Ormai il mio tifo è definito e soffro ad ogni rigore nullo del Ghana.
Mi sento però almeno rinfrancato dal fatto che questi atleti, anche se eliminati con onore potranno sperare in un ingaggio in questo nostro calcio opulento e in declino. Al gol finale che sigla la vittoria dell’Uruguay si leva nella sala un “nooo!” gridato a un sol voce ... mi volto e osservo ... siamo tutti del Ghana.

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