Borsellino, 17 anni dopo




17 anni. Possono essere pochi, come maledettamente lunghi. Esattamente 17 anni fa, il 19 luglio 1992, 10 giorni prima del mio compleanno, moriva Paolo Borsellino, ucciso da un'autobomba piazzata dalla mafia sotto casa sua. Allora io non ero nato, figuriamoci se sapevo cosa fosse la mafia e quanti dolori potesse portare. Borsellino, insieme a Falcone stava cercando di fermare la mafia, sul serio e con grande impegno, mentre io ero in fasce, per il futuro mio e di molti altri.

Ma fermare la mafia non è una cosa facile, ci viene ripetuto spesso, da amici, parenti, insegnanti. Come sradicare d'altronde una cosa che dalla maggior parte della gente viene naturalmente accettata come parte naturale del nostro paese? Perché è proprio questo il punto: in un paese succede ciò che il popolo tollera. Se la mafia ha preso piede, se si trova in ogni luogo e in ogni settore, perfino nei rapporti con lo stato è perché non ci si è indignati abbastanza, si ha avuto paura, si è stati col capo chino ed ora è diventato un problema talmente grande che si cerca di non parlarne.

Oggi è stata deposta una corona di fiori davanti alla caserma della polizia. Poche le autorità presenti, ancor meno la cittadinanza. Pochi pure i messagi alla famiglia di quelli che da molti sono considerati dei veri e propri eroi. E forse lo sono sul serio, poiché si erano imbarcati in un'impresa titanica con coraggio e determinazione, perché gli dobbiamo molto, ma l'impresa non è ancora finita.

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